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Raganella italiana

Raganella italiana

Hyla intermedia – specie protetta L.R. 10/2008 e Convenzione di Berna (All. III) – status IUCN: LC

 

Classe: AmphibiaImmagine

Ordine: Anura

Famiglia: Hylidae

 

Descrizione: specie sub – endemica dell’Italia peninsulare riconoscibile per il suo caratteristico gracidare e per la sua colorazione, con il dorso liscio e verde e il ventre biancastro. Dalla narice parte una striscia scura, bordata di chiaro, che attraversa l’occhio e il timpano e corre lungo i fianchi. Ha dimensioni di 4 – 5 cm

 

Ecologia: la raganella italiana è molto simile alla raganella comune (Hyla arborea), presente in tutta Europa, ma è stata distinta da questa specie dopo accurate analisi genetiche.

È una specie arrampicatrice, grazie al potere adesivo dei dischi sottodigitali.

Lo sviluppo degli arti posteriori è notevole, fornendo capacità di compiere grandi salti tra le fronde degli alberi e degli arbusti, dove da adulte trascorrono gran parte del loro periodo di attività.

Vive in foreste di latifoglie pure o miste aperte o boschetti ripari di laghi, paludi, stagni e corsi d’acqua, macchie e brughiere. Può essere presente anche in ambienti antropizzati come frutteti, vigneti e parchi urbani.

È attiva al crepuscolo e durante la notte, quando scende dalle piante per cacciare e reidratarsi.

Si iberna, a seconda della quota, tra settembre e dicembre e rimane in questo stato fino a febbraio – marzo ritirandosi in buchi nel terreno, tane abbandonate, anfratti rocciosi e tra le radici delle piante.

La riproduzione avviene tra marzo e agosto, le uova si schiudono entro 15 – 20 giorni e i giovani completano lo sviluppo in tre mesi.

La dieta è composta da insetti spesso catturati al volo.

È l’unica specie di anfibio lombardo che conduce una vita pressoché totalmente arboricola.

In Riserva è possibile vederla da occhi attenti durante la primavera.

 

Distribuzione: è diffusa nell’Italia peninsulare, in Sicilia, Slovenia occidentale, e con piccole popolazioni in Svizzera. Vive a quote medio – basse, ma può spingersi fino a 1.000 m sulle Alpi e 1.855 m sull’Appennino.