A seguire le fotografie scelte per rappresentare la Riserva nel calendario 2017 (cliccando sulla singola fotografia sarà possibile visualizzarla a schermo intero). Alcune copie sono ancora disponibili presso i nostri uffici.
GENNAIO: Chiara Acchiappati – L’atterraggio Gabbiano comune (Larus ridibundus). Questa specie appartiene alla famiglia dei Laridi. Il piumaggio dell’esemplare adulto è bianco su tutto il corpo; le ali, snelle e appuntite, sono grigio chiaro sulla parte superiore con le punte nere. In estate gli adulti si adornano di un cappuccio nero-marrone che copre la testa e la gola; in inverno il cappuccio lascia il posto ad una piccola macchia sui lati. In Riserva è presente come nidificante in numero abbastanza modesto, mentre la popolazione risulta particolarmente abbondante durante la stagione fredda: la provincia di Brescia è infatti un importante sito di svernamento per questi uccelli.
FEBBRAIO: Enzo Serramondi – Davide e Golia (PREMIO MIGLIOR MACRO) La classe degli Insetti rappresenta il più esteso gruppo di animali sulla Terra, superando il milione di specie e rappresentando, quindi, circa i cinque sesti dell’intero regno animale. Tra i più antichi colonizzatori delle terre emerse (i primi fossili rinvenuti risalgono al Devoniano, ossia circa 400 milioni di anni fa), sono diffusi praticamente ovunque sul pianeta. La forma, le dimensioni e l’aspetto generale del corpo sono di estrema variabilità: si passa dai decimi di millimetro ai 20 centimetri di lunghezza. Un inno alla biodiversità.
MARZO: Arodi Mat Nurdin – La rivincita della natura (SECONDO CLASSIFICATO) La natura si riprende sempre i suoi spazi … In questo caso, una piantina è riuscita a germogliare indisturbata su un vecchio palo d’attracco per le barche. Il cosiddetto “legno morto” (alberi morti, rami spezzati, pali) in acqua è una fonte di arricchimento per la biodiversità dell’ecosistema, in quanto può fungere da habitat e fonte di sostentamento per piccoli organismi acquatici (ad esempio chiocciole d’acqua o larve di insetti), da punto di osservazione e pesca per specie come il martin pescatore, oppure, come in questo caso, da “supporto strutturale” per nuove piante; la degradazione del legno comporta inoltre la liberazione di sostanze nutritive.
APRILE: Maria Elena Peggion – Torbiere Le Torbiere sono molto conosciute, anche all’estero, per la possibilità di avvistare uccelli di diverse specie, spesso rari e protetti. Non molti però immaginano che l’elevata biodiversità di quest’area è da ricercarsi non solo nell’avifauna, ma anche nella flora e in molte altre categorie di animali, tra cui spiccano gli insetti. Basta contemplare un semplice fiore in boccio per rendersi conto di quanta bellezza e poesia vive nella natura.
MAGGIO: Stefano Mura – Brutti anatroccoli Le Torbiere rappresentano un’importante sito di nidificazione per molte specie: qui vediamo dei pulcini di cigno reale (Cygnus olor). In questa specie la deposizione delle uova inizia verso marzo, all’arrivare della primavera, per concludersi anche a maggio/giugno; la femmina depone mediamente dalle 5 alle 7 uova , il cui periodo di schiusura è variabile tra maggio e luglio. I piccoli rimangono nel nido pochi giorni – a volte poche ore – e sono poi rapidamente in grado di camminare e nuotare. La coppia protegge costantemente i piccoli, e durante gli spostamenti spesso la famigliola si muove in fila.
GIUGNO: Massimo De Tommasi – Tra acqua e cielo L’ambiente di elevato valore naturalistico delle Torbiere è il risultato, contrariamente a quanto molti potrebbero pensare, del lavoro dell’uomo. Questa zona deve infatti la sua attuale morfologia agli scavi sistematici effettuati per estrarne la torba, un combustibile grezzo ma con una resa superiore alla legna, utilizzato per alimentare le filande locali e anche la ferrovia. Tra la metà dell’800 e gli anni ’60 del secolo scorso si verificò quindi una progressiva modificazione del paesaggio, con la creazione di vasche profonde 3-5 metri, e in alcuni casi anche 15 metri.
LUGLIO: Gianpaolo Donati – Vedo… non vedo… ti vedo! Il timido porciglione (Rallus aquaticus) è un piccolo uccello di palude molto riservato e difficile da avvistare, grazie anche al piumaggio striato. Vive la maggior parte del suo tempo nascosto tra la vegetazione palustre, uscendo allo scoperto raramente. Tradisce tuttavia la sua presenza grazie al caratteristico richiamo, simile al grugnito di un porcellino (da cui il nome).
AGOSTO: Alessandro Gaudenzi – A me gli occhi Damigella del genere Coenagrion. Quelle che solitamente chiamiamo “libellule” sono in realtà un nutrito gruppo di specie, appartenenti al più ampio ordine degli Odonati. Presenti in Italia con ben 93 specie, sono insetti strettamente legati all’ambiente acquatico: gli stadi giovanili vivono infatti nell’acqua mentre gli adulti, abilissimi volatori e predatori diurni, vivono nei pressi di stagni, pozze o corsi d’acqua calmi. Sono tra gli insetti che raggiungono le taglie maggiori e i colori più sgargianti.
SETTEMBRE: Sergio Di Giacomo – Solo al tramonto (TERZO CLASSIFICATO) Giovane di svasso maggiore (Podiceps cristatus). Avvistabile in Torbiera soprattutto in inverno, quando agli individui stazionari si aggiungono quelli migratori e gli svernanti provenienti dal Nord-Est dell’Europa. Spettacolare è la danza di corteggiamento, durante la quale il maschio e la femmina, in modo molto coreografico, si scambiano simbolicamente il materiale per la costruzione del nido. La cura dei piccoli è particolarmente attenta: “li chiama a sé e dolcemente solleva le loro zampette affaticate: uno dopo l’altro i piccoli le salgono sul dorso e riposano stretti nell’abbraccio delle sue ali” (William Wordsworth).
OTTOBRE: Stefano Bonalumi – Quadretto autunnale (PRIMO CLASSIFICATO) Martin Pescatore (Alcedo atthis). Nonostante i colori sgargianti (blu-verde metallico nelle parti superiori, giallo arancio in quelle inferiori e sulle guance, con una piccola area bianca su gola e nuca) non è un uccello facile da avvistare. Spettacolare la sua tecnica di caccia: è in grado di attendere per ore posato su un tronco o su un masso, osservando l’acqua, per poi tuffarsi fulmineo sulla preda (in genere piccoli pesci) e catturarla con il becco. Sedentario e nidificante in Torbiera, è maggiormente osservabile alla fine dell’estate e in autunno, quando agli adulti si aggiungono i giovani dell’anno.
NOVEMBRE: Giuseppina Fassari – Il desco del cigno Le zone umide (ambienti dominati dalla presenza di acqua stagnante, quali acquitrini, torbiere, lagune di acqua salata …) pur variando moltissimo tra loro, sono biotopi importantissimi per la straordinaria ricchezza di specie animali e vegetali che ospitano: rappresentano, a livello mondiale, una delle tipologie di habitat più importanti per la conservazione della biodiversità. In Italia, su 621 specie di uccelli, ben 192 (il 31%), la maggior parte delle quali migratrici, sono legate alle zone umide almeno in una parte del loro ciclo biologico. Questi ambienti sono tuttavia contraddistinti anche da un forte dinamismo (possono andare incontro a modifiche con estrema rapidità), caratteristica che li rende molto fragili e vulnerabili nei confronti delle alterazioni ambientali indotte dall’uomo.
DICEMBRE: Dario Mio – Tramonto in Torbiera In Europa circa 250 delle 400 specie nidificanti sono migratrici; si può quindi intuire l’importanza strategica che un’area umida come le Torbiere del Sebino riveste nella salvaguardia delle specie migratorie. Situata in una regione fortemente antropizzata e a cavallo delle Alpi (uno dei grandi ostacoli geografici), rappresenta infatti un’area di sosta ideale per moltissimi uccelli, che qui trovano cibo e spazi sicuri per riposare prima di riprendere il volo. Non dimentichiamo però gli uccelli che passano l’inverno nelle nostre zone umide, provenendo spesso da luoghi lontanissimi come la Siberia orientale (si stima siano oltre un milione e 200 mila uccelli acquatici, appartenenti a più di cento specie diverse). Molti di questi sono avvistabili durante l’inverno nella nostra Riserva.
Ente per la gestione della Riserva Naturale "Torbiere del Sebino" via Europa 5 – 25050 Provaglio d’Iseo (BS)
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